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domenica 10 luglio 2016

FRITTURA DI PESCE GLUTEN FREE CON VISTA MARE: ALL'EXCELSIOR SI PUÒ


Quando ho una settimana particolarmente intensa fisso appuntamento coi miei amici per un rilassante e rigenerante aperitivo all'Excelsior per il venerdì: nelle giornate precedenti il pensiero di questo bel momento di svago mi aiuta a rimanere carica e poi al termine della settimana cancella gran parte dello stress. Come dice Banana Yoshimoto: "la vita è fatta di piccole felicità"!
D'inverno sprofondo nei comodi divani del bar interno, mentre d'estate non rinunciamo a salire al quinto piano per godere della bellissima terrazza con vista sul mare apuo-versiliese di fronte a pochi passi e delle Apuane alle nostre spalle: mentre aspettiamo che uno degli impeccabili camerieri venga a prendere le ordinazioni, già la location è sufficiente per rilassarci e farci staccare dalla frenesia del lavoro. 

La scelta dei vini non è ampia, ma i pochi che ci sono non sono affatto male, ed è possibile anche farsi servire un cocktail. 
Quanto all'accompagnamento è possibile scegliere fra un tagliere di salumi e formaggi, delle ostriche oppure, udite udite, una frittura di pesce preparata espressa dallo chef senza glutine!

Non so se a voi capita spesso, ma è raro per me celiaca poter gustare del fritto, perciò sono molto contenta di poterlo fare all'Excelsior!
Oltretutto il pesce è freschissimo e la cottura perfetta: asciutta e croccante al punto giusto.
Se si aggiunge la location, compreso il fatto che non c'è mai ressa, e che il servizio è eccellente, non posso che suggerirvi di provarlo il prima possibile: sono certa che vorrete tornarci presto!

Pane senza glutine: no
Crackers senza glutine: sì

Hotel Excelsior
Via C. Battisti, 1
Marina di Massa (MS)

martedì 5 luglio 2016

DIARIO DI VINO. VINI EROICI AL CINEMA SIVORI...LA DEGUSTAZIONE CONTINUA


Come vi avevo promesso, vi racconto le altre degustazioni interessanti che ho fatto al Cinema Sivori in occasione della rassegna sui vini eroici, organizzata dall'Enoteca Altivini di Genova. Come per le recensioni sui locali gluten free, anche per i vini ometterò di citare quelli che non mi piacciono affatto, dedicandomi solo a quelli che mi convincono per un motivo o per l'altro. Qualcuno potrà obiettare, giustamente, che anche il giudizio negativo è utile per i lettori, ma ho maggiore propensione a parlare del bello e del buono, quando lo trovo, e quindi il mio blog ha questo taglio selettivo.
Il pomeriggio, iniziato egregiamente con i vini di cui ho parlato nel precedente post, è continuato con altri assaggi, purtroppo non tutti, fra i quali mi sono particolarmente piaciuti i seguenti:

AGRINOVA (Susa, TO)

Agrinova vuol dire non solo vino: questa azienda, votata al biologico, produce un'ampia gamma di prodotti, fra cui la patata di montagna della Provincia di Torino, il miele della Val di Susa e numerose erbe officinali di montagna, fra cui il prezioso genepi, che cresce ad alta quota e viene infatti coltivato a Pragelato, in Val Chisone. Dalla lavorazione delle infiorescenze viene prodotto l'elisir di genepi.


Ma veniamo ai vini, che sono inequivocabilmente eroici vista l'altitudine, il microclima e le pendenze particolarmente ripide! L'azienda coltiva vitigni autoctoni della Val di Susa ed in collaborazione con l'Università di Torino ha contribuito al recupero dello Chatus, da non molto iscritto nel Registro Nazionale delle varietà di vite, e che è il vitigno che nel 1938 il prof. Dalmasso ha utilizzato insieme al Barbera per dar vita all'Albarossa.
Io ho provato il Lou Bariò, prodotto da viti di 40 anni di età. Si tratta di un Moscato, che in Val di Susa chiamano Muscat. ma non aspettatevi di bere il solito Moscato: forse perché è allevato a 650 metri, forse anche per via del terreno che non è calcareo ma scistoso, col vantaggio di trattenere bene il calore e di essere ricco di potassio e magnesio.
Questo vino sta 4 mesi sulle sue bucce e per chiarificarlo viene effettuata la flottazione in azoto. L'affinamento avviene solo in acciaio. E' un vino secco con un delicato profumo erbaceo, un sentore di violetta e di frutta fresca.

AZIENDA AGRICOLA CONCARENA (Capodiponte, BS)
Nel taccuino di appunti che mi ero preparata prima della degustazione, c'era anche questa azienda come altre, ma se non fosse stato il titolare a chiamarmi, probabilmente avrei fatto l'errore di non fermarmi al suo banco, per mancanza di tempo. "Poi può venire ad assaggiare i miei vini?" Mi ha apostrofato. Non ero affatto certa che ce l'avesse con me...anzi ero quasi sicura che cercasse qualcun altro. "L'ho osservata, vedo che è esperta, mi dice cosa ne pensa dei miei?" Ho subito sgombrato il campo da equivoci: "Mi dispiace ma non me ne intendo. Proprio perché ho ancora troppo da imparare prendo appunti e rompo le scatole ai produttori". Ma grazie a questo errore di valutazione ho assaggiato i riesling di Concarena, prodotti da un vignaiolo giovane, che sa il fatto suo ed è dotato di una buona dose di umiltà e passione che senz'altro lo porterà ad ottenere importanti riconoscimenti.


Questa azienda, nel cuore della Valcamonica, a mio avviso è eroica per più di un motivo: non solo perché coltivano la vite fra i 400 ed i 500 metri d'altezza con pendenze importanti, attorno ai 15%, con tutte le difficoltà di allevamento e vendemmia che questo comporta, ma anche perché le vigne sono situate in una valle fra due montagne (Concarena e Pizzo badile, rispettivamente 2500 e 2400 metri di altezza), nel versante "solivo", quello che riceve il primo sole al mattino, e quindi l'esposizione solare è di poche ore al giorno, con una forte escursione termica.
Le vigne, dislocate fra Cemmo e Ono San Pietro, sono abbastanza giovani (6/8 anni) e sono impiantante su un conoide di deiezione e quindi si tratta di terre miste ricche di calcare antico, frutto di millenni di sedimentazione, che danno diverso nutrimento alle piante e in profondità c'è del gesso, che fra qualche anno renderà ancora più interessanti questi vini.
Ho assaggiato due annate di Videt, riesling renano in purezza, vitigno ideale per il terroir di concarena: ama il freddo e la forte escursione termica. La vendemmia, vista altitudine e temperature, avviene abbastanza tardi senza comprometterne la freschezza, grazie alle temperature poco miti. La vinificazione avviene in acciaio a temperature fra i 16 e i 18 gradi.
Il Videt ha un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli ed ero titubante ad assaggiare il 2014: già è stata un'annata poco fortunata ovunque, figuriamoci in Valcamonica, in un punto che prende poco sole! E invece non è affatto male, ha una bella freschezza ed è sapido. Credo abbiano sapientemente aspettato ancora di più rispetto ad altri anni a vendemmiare così i profumi si sono "fissati" e a differenza di tanti vini di questa annata non è affatto piatto: si sentono bene la mela verde, gli idrocarburi, la mineralità e credo che non avrà problemi di longevità. Certamente avrà lunga vita il 2012, ancor più sapido del 2012, con gli stessi profumi del 2014 ed anche un sorprendente zafferano!

CASCINA BANDIERA (San Sebastiano Curone, Loc. Bandiera, AL)

Lo so che non dovrei essere così di parte, ma devo dirlo: sono stati i miei preferiti! Non per il vino o per le modalità di allevamento della vigna o per il rispetto profondo che hanno della terra o per la loro simpatia...ma per tutte queste cose insieme. 

Innanzitutto la loro degustazione è stata verticale e alla cieca: hanno portato diverse annate, perché ogni anno con la diversità di clima che lo connota dà un carattere diverso al vino e non mi hanno svelato fino all'ultimo di che vitigno si trattasse. Ingannata dalla zona ho subito pensato che fosse un timorasso, anche se quel sapore meno ruvido e il profumo più aggraziato non mi hanno fatta sbilanciare nella risposta che, infatti, sarebbe stata errata! Questi due coniugi milanesi che hanno deciso di trasferirsi in campagna producono con eleganza e sapienza un ottimo Chardonnay! 
Innanzitutto mi raccontano che stanno in località Bandiera il cui nome deriva dal fatto che San Sebastiano Curone è situato al confine fra tre Regioni (Lombardia, Piemonte e Liguria) e c'è una torre sulla quale in passatoveniva posta una bandiera per le comunicazioni. Essere un crocevia di tradizioni diverse, anche in virtù del fatto di trovarsi sulla via del sale che da Genova portava a Milano, ha reso questo Comune un borgo molto interessante e ricco di cultura ed è stato scelto da questi eccezionali vignaioli per intraprendere la loro azienda biodinamica, filosofia in cui credono e che hanno sperimentato da più di 30 anni. 
I terreni sono marnici e la mineralità si sente nei vini di tutte le annate, specialmente quella più vecchia. 
Il rispetto profondo per Madre Natura si vede nelle modalità con cui producono il vino e non solo perché seguono i dettami della biodinamica, ma perché, come tanti biodinamici, "ascoltano" ed assecondano quello che combina il clima, cercando di esaltare le caratteristiche di ogni annata, cosicché ogni vino abbia qualcosa da raccontare e da ricordare.
Va sottolineato che non utilizzano anidride solforosa, nemmeno un'ombra: riescono a sopperire all'azione del diossido di zolfo, addizionando di anidride carbonica il vino in autoclave e talvolta azzardano a non filtrarlo, ma non quello di pronta beva, che sarebbe troppo facile, ma quello che potrebbe durare nel tempo. Non si tratta però di uno sciocco azzardo: nel 2012 le fecce residue ci sono ed ho bevuto un vino di carattere, neppure minimamente compromesso dalla mancata filtrazione. Il vino prodotto invece nel 2011 è rimasto 11 mesi sulle sue fecce fini ed anche in questo caso non hanno affatto corso il rischio di guastare il prodotto finale, anzi!
Il 2010 ha fatto fermentazione pellicolare, rimanendo 19 giorni sulle bucce e si vede questa scelta sia nel colore giallo dorato che nel delicato tannino che si percepisce in bocca.
Il 2007 ha un netto profumo di melone e di caramella, mentre il 2006, che è il più minerale di tutti, ha una leggera ossidazione che non dispiace e ricorda qualche champagne francese, in cui come sappiamo è deliberatamente voluta, ed ha un sentore di composta di mele e di albicocca.
Tutte le annate sono caratterizzate da un persistente ed al contempo non preponderante aroma di idrocarburi e si sente tanto anche il timo, che fanno crescere alto ai piedi delle viti e cede all'uva il suo aroma.
Credo di essere stata a scocciare questi produttori un tempo lunghissimo perché alla mia curiosità si è sommata la loro grande gentilezza e voglia di condividere la loro sapienza ed i loro vini con grande generosità ed umiltà, nonostante producano delle eccellenti bottiglie.

Spero che il prossimo anno ripetano questa rassegna e che si diffonda la conoscenza dei vini eroici, perché significa promuovere il lavoro dell'uomo e la qualità dei prodotti - non fosse altro perché le uve sono raccolte a mano e non con vendemmiatrici che oltre a non selezionare le uve raccolgono di tutto -, ma vuol dire anche preservare la biodiversità ed esaltare le caratteristiche che ogni terroir ci offre.





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